I cittadini di alcuni Comuni del Lazio, della Toscana, del Trentino Alto Adige, della Lombardia e dell’Umbria riceveranno una somma pari a 100 euro, come risarcimento per la presenza di arsenico (in quantità superiore rispetto a quanto tollerato per legge) nell’acqua potabile.
Lo ha stabilito una sentenza del Tar che obbliga i ministeri di Ambiente e Salute a pagare la somma citata per un totale che ammonta a circa 200mila euro. Come riportato nella sentenza “il fatto illecito costituito dall’esposizione degli utenti del servizio idrico ad un fattore di rischio almeno in parte riconducibile, per entità e tempi di esposizione, alla violazione delle regole di buona amministrazione, determina un danno non patrimoniale complessivamente risarcibile, a titolo di danno biologico, morale ed esistenziale, per l’aumento di probabilità di contrarre gravi infermità in futuro e per lo stress psico-fisico e l’alterazione delle abitudini di vita personali e familiari conseguenti alla ritardata ed incompleta informazione del rischio sanitario“.
In tutto, i Comuni in cui viene distribuita acqua con una quantità eccessiva di arsenico sono 130. La battaglia legale va avanti già da almeno un anno e anche il Codacons si sta muovendo per far ottenere ai cittadini interessati un risarcimento pari a 1500 euro.