Innalzamento temporaneo del livello massimo di arsenico nelle acque

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La problematica dell’elevata presenza di arsenico nelle acque potabili di alcune zone della Regione Lazio continua a far discutere, dopo la Commissione Ambiente (di cui si parla nel precedente articolo “La questione “arsenico nel Lazio” entra in Commissione Ambiente“) è la Comunità Europea ad entrare nel merito accettando la proposta fatta già lo scorso Ottobre di innalzare il livello massimo consentito di arsenico nelle acque a 20 microgrammi per litro, rispetto agli attuali 10 microgrammi che in alcune zono vengono superati.

Ma quella concessa dall’Unione è solo una deroga temporanea, infatti le zone che registrano un tasso di arsenico nelle acque superiore ai 10 microgrammi dovranno comunque rientrare in tale livello entro il 31 Dicembre 2010. Nel frattempo l’Italia giustifica tale innalzamento del livello come conseguenze di “origine geogenica e che la fornitura di acqua non può essere garantita con mezzi alternativi”.

Infine c’è da sottolineare che in alcune zone riscontrare un livello di arsenico fuori dalla norma può essere la conseguenza di molteplici fattori. Elena Sturchio, biologa e ricercatrice INAIL presso il Dipartimento Installazioni di produzione e insediamenti antropici (Dipia) afferma che:

L’arsenico presente nell’ambiente può derivare dall’attività dell’uomo o da attività biologica e vulcanica. Motivo per cui è presente nella zona del viterbese e dei Castelli. Le industrie di ceramiche, quelle produttrici di componenti elettronici, le industrie di cosmetici e tessili, i colorifici e le vetrerie liberano notevoli quantità di arsenico nell’ambiente. Inoltre la sua presenza nell’ambiente è legata all’attività mineraria, alla fusione dei metalli, alla combustione dei rifiuti, alla produzione di energia con combustibili fossili, all’utilizzo di insetticidi, erbicidi e fungicidi a base di arsenico, di fertilizzanti, utilizzati in pieno campo, ma soprattutto in serra per la difesa di specie floricole ad alto reddito“.